Benché il disturbo da vomiting venga classificato come una particolare variante dell’anoressia nervosa o della bulimia nervosa, il Centro Di Terapia Strategica attraverso la ricerca empirica lo ritiene un disturbo a se stante.

 

Nonostante l’anoressia e la bulimia ne costituiscano la matrice di base come strategia compensatoria per mantenere il controllo del proprio peso senza rinunciare al piacere del cibo, l'atto del vomitare può trasformarsi nel tempo in un disturbo indipendente, dotato di caratteristiche peculiari.

 

In altre parole il disturbo bulimico e/o anoressico costituirebbe soltanto un punto di partenza, da cui emergerebbe quello da vomiting.

Il vomiting quindi come disordine alimentare a se stante, rappresenterebbe una evoluzione attraverso il passaggio da semplice soluzione per mantenere il peso entro certi limiti, a rituale sempre più piacevole, fino a diventare nell'arco di qualche mese il massimo dei piaceri, cui non si riesce più a rinunciare.

 

Si tratta perciò di una vera e propria perversione, ossia di un comportamento anomalo e inusuale - di per sé sgradevole - che diventa piacevole. 

 

L'essere basato sul piacere rende questo disturbo di non facile eliminazione, come per qualunque altro disturbo basato su una dipendenza.

 

Quando la sindrome da vomito si è instaurata, il problema non è più il controllo del peso ma il controllo della compulsione al piacere:

infatti la vomitatrice risente spesso di una vita relazionale e affettiva appiattita o inesistente e il suo disturbo è tutto ciò che le resta per continuare a provare ancora un po' di piacere.

 

Il vomiting costituirebbe attualmente il più diffuso fra i disturbi alimentari (Costin, 1996).

 

Dr. Tarroni, Psicoterapia Breve Strategica - Psicoterapeuta e Psicologo Bologna