L’organizzazione della famiglia dal dopoguerra ad oggi, ha subito delle profonde modifiche in linea coi cambiamenti socioeconomici e culturali degli ultimi 50 anni.
Sostanzialmente si è passati dalle famiglie allargate a quelle ristrette, composte soltanto dai genitori, che nella maggior parte dei casi lavorano entrambi, e da un unico figlio , sul quale si riversano le attenzioni dei genitori e di tutti i parenti.
Si è venuta a creare una complementarietà perfetta tra la posizioni iperprotettiva dei genitori e quella di privilegio dei figli, ai quali tutto è dovuto.
La letteratura pedagogica degli ultimi decenni ha contribuito alla creazione di una posizione ideologica che invece di aiutare i genitori a diventare guide forti e sicure per i propri figli, li ha resi genitori preoccupati, insicuri e confusi e si sa che i figli diventano come i genitori li vedono.
I genitori, spinti dalle migliori intenzioni, costruiscono intorno ai figli una campana di vetro per proteggerli dai pericoli della vita finendo per renderli anch’essi deboli e insicuri perché troppo spesso dimenticano che è proprio attraverso il raggiungimento di traguardi o il superamento in prima persona di ostacoli che i figli strutturano la propria personalità e il proprio equilibrio psicologico.
Oggi il vero problema sembra essere l’iper protezione e il fatto che i genitori si sostituiscono continuamente ai figli.
Molte ricerche hanno confermato che le famiglie in grado di far rispettare le regole, creare dei limiti ben definiti, stabilire delle gerarchie chiare e precise, crescono figli emotivamente più stabili e sicuri, rispetto alle famiglie permissive e iper protettive.
Analizzando i modelli comportamentali e comunicativi nelle famiglie problematiche, sono stati rilevati copioni ripetitivi nell’interazione tra genitori e figli.
Tale ripetizione di alcuni tipi di interazione indica il livello di rigidità che si è venuto a cerare all’interno della comunicazione tra i membri della famiglia.
Il più delle volte questo avviene tra le diverse generazioni, ossia tra genitori e figli, con l'effetto dello stabilirsi di una forma di “ping pong” di azioni e reazioni.
Si pensi per esempio alla classica situazione in cui i genitori preoccupati intervengono sul figlio il quale vive tali interventi come insopportabili ingerenze nei suoi spazi vitali. Pertanto adotterà un atteggiamento di ostilità e di chiusura che farà crescere nei genitori la necessità di interventi correttivi sempre maggiori, ai quali ovviamente seguirà una ulteriore e più intensa ribellione del figlio.
Di solito questa escalation simmetrica conduce a effetti deleteri.
Ma anche un situazione contraria, cioè di totale accordo, di connivenza, può condurre a comportamenti patologici.
Nel primo caso abbiamo una forma patologica simmetria, nel secondo caso una forma di patologica complementarietà, una basata sul contrasto e l'altra basata sull’accordo.
Non si può definire sana a priori né una situazione di accordo né tantomeno una di disaccordo, poiché sia luna che l'altra possono evolvere nella patologia della relazione se diventano modelli rigidi e immutabili di interazione familiare.